“Conosci te stesso e…
… e conoscerai l’Universo e gli Dei.”
Così recita la famosa iscrizione che troviamo al Tempio di Delfi, di fonte sconosciuta, ma che qualcuno attribuisce a Pizia, sacerdotessa del Tempio in questione e che a mio parere è l’ipotesi più suggestiva.
Ma cosa significa davvero questa frase?
Me lo sono sempre chiesto, perché se il conoscere se stessi sembra abbastanza ragionevole lo è meno il riuscire a conoscere l’Universo e addirittura gli Dei.
Ma dobbiamo pensare come pensavano gli uomini che vivevano a quel tempo, per ricavarne qualcosa di utile anche per noi.
Nel pensiero greco l’Universo rappresentava ciò che esiste, il Tutto diremmo noi…una entità indivisa e indivisibile di cui anche l’uomo faceva parte. L’Universo di allora è molto simile al concetto che abbiamo oggi di Dio.
Gli Dei invece erano manifestazioni particolari di questo Universo, potremmo dire che rappresentavano il suo Divenire, il suo dispiegarsi temporale e spaziale…insomma gli eventi che dal Tutto prendevano forma.
Così i fulmini venivano attribuiti a Zeus, il governo di una città ad Atena, l’innamoramento a Venere, le battaglie sanguinose ad Ares, il buon raccolto a Era e così via.
Così conoscere se stessi significava accedere alla conoscenza del Tutto e anche alle forme che il Tutto assume nel mondo. Ma quel conoscere non è un sapere qualcosa su di esse, ma semplicemente un volere scoprirle.
Per intenderci non è un conoscere alla Piero Angela, ma è più un conoscere come sa conoscere e stupirsi delle cose un bambino di 3 anni.
Non significa cioè, come pensiamo oggi, che conoscere se stessi equivalga a “sapere” qualcosa su se stessi o sulle cose.
I greci avevano una concezione dell’uomo subordinata al volere degli Dei e quindi dell’Universo. Si vedevano come conseguenze delle azioni degli Dei, non come loro simili.
Giammai come uomo posso avvicinarmi alla Divinità ed infatti nei loro miti troviamo spesso la parabola dell’uomo che, volendo avvicinarsi agli Dei, come Fetonte o Icaro, ne resta invece irrimediabilmente abbagliato e battuto.
“Conosci te stesso” quindi significa: riconosci dove inizi tu e dove inizia l’Universo, scopriti. Individuati, come avrebbe detto Jung, trovati fuori dall’esperienza del mondo.
Esci dal labirinto dopo avere ucciso il Minotauro. Il Minotauro rappresenta l’immagine di se imprigionata nella superbia egoica.
Per questo i Greci erano un popolo felice e facevano della felicità un modo per scoprire cose nuove…godevano semplicemente del giardino incantato del mondo, senza preoccuparsi troppo di “sapere chi fossero”.
Nasce con loro un certo tipo di filosofia che non ha il mero scopo di essere uno studio empirico del mondo, ma una filosofia come godimento.
Ecco il senso della famosa frase “Conosci te stesso…”
Conoscerai così lo spettacolo, gli Dei e il palcoscenico su cui si svolge, l’Universo.
Oggi questo motto starebbe meglio in un Cinema o in un Teatro, piuttosto che fuori dallo studio di uno psicoanalista. Ma si sa, abbiamo imparato a prenderci troppo sul serio.
In altre parole se ti riconosci nello spettatore della vita, conoscerai tutto ciò che ti è possibile scoprire e ti godrai lo spettacolo.
Ecco cos’è la felicità.
Non è più un punto di arrivo…ma é bensì un punto imprescindibile di partenza, prima di godersi lo spettacolo della vita.
Conosci te stesso significa quindi ritrova la tua felicità, adesso, in questo istante…e da lì comincia a guardare il mondo.
Luca Carli
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