La Nigredo è quella fase alchemica a cui si accostano solitamente termini quali crisi, sofferenza, buio, depressione. Proprio perchè in questa prima fase del processo alchemico a cui seguiranno altre 3 fasi (viridatis, albedo e rubedo) si fa un’analogia tra le trasformazioni chimiche degli elementi e quelle psicologiche di ognuno di noi. La prima fase è appunto la Nigredo, caratterizzata dal colore nero che prevede la disgregazione e conseguente putrefazione della materia per scindere elementi cristalizzati e trasformarli, grazie all’azione del calore (un forno alchemico) in nuovi elementi, purificati dalle sostanze “pesanti”.

Questo stesso processoa avviene in ognuno di noi quando affrontiamo delle crisi, dei momenti in cui vediamo alcune certezze andare in pezzi, in cui ci sentiamo perduti, abbandonati, in qualche modo “disgregati”. La Nigredo è quindi quella fase caratterizzata da una sofferenza, più o meno intensa, ma è anche il preludio alla nascita di un nuovo Io, una nuova personalità più matura e in sintonia con i cambiamenti dell’ambiente e le esigenze evolutive dell’Anima. Possiamo dire che è un passaggio che crea attrito, come l’attraversamento di una zona oscura, per uscire ad una nuova Luce. Di solito è comune spiegare che questa fase, rispetto alle altre, è quella più lunga e difficile, perchè prenderebbe gran parte dell’Opera Alchemica, il nome con cui si chiama questa trasformazione interiore. Voglio però mostrarvi come l’enfasi data alla fase della Nigredo non è sempre fondata e anzi controproducente.

Anche se è comune pensare che il dolore, la crisi e le difficoltà siano purtroppo inevitabili e a volte infinite, la fase della Nigredo non deve essere per forza tale. Del dolore si può fare a meno, o meglio, si può utilizzare per proseguire il cammino, come campanello d’allarme, non certo come scopo ultimo o compagno costante di vita! Prendiamo un esempio molto semplice, tanto naturale quanto sorprendente per far capire che la nostra idea di “dover soffrire per evolvere” non è per forza la più realistica.

Immaginiamo di mettere la nostra mano sul fuoco. Se ci avviciniamo troppo, sentiamo un dolore che istintivamente, ci porta ad allontanarci da quella fonte di calore  e di sofferenza. Il corpo agisce ritraendo la mano perchè “rifiuta” il dolore, in quanto pericoloso e non necessario. Bene, la stessa cosa possiamo pensarla rispetto al dolore psicologico od emotivo. Molte volte proviamo dolore (ansia, preoccupazione, nostalgia, sconforto etc…) quando la “nostra mano va sopra il fuoco”, cioè quando siamo in una situazione (lavorativa, relazionale, mentale…) che ci crea un dolore di per sè inutile. Il corpo naturalmente ci dice “Vai via”, “pericolo” fino a dover intervenire, se noi ci ostiniamo a non cambiare, con malattie di natura psicosomatica. Purtroppo per la nostra cultura storica, la sofferenza, il dolore e lo sforzo sono finiti per diventare valori, obiettivi inconsci, prerogative inprescindibili dell’evoluzione e della crescita. Per questo non siamo più abituati a togliere la “mano dal fuoco” e farlo sembra difficile, innaturale, quando invece il corpo ci urla in tutti i modi che è la sola cosa giusta e sensata da fare. Stiamo perciò nella Nigredo fino a bruciare, proprio come streghe sul rogo ottenendo in cambio solo altro nero, altra sofferenza.

La fase alchemica della Nigredo può invece essere un passaggio breve che ha il compito meraviglioso di condurci nelle fasi successive, ben più importanti. Nella Veridatis rivediamo i nostri valori, desideri, progetti, nell’Albedo prenderemo consapevolezza dei nostri talenti nascosti e con la Rubedo ci sentiremo finalmente non divisi, con un Io unitario e ricco, capace di realizzare nell’abbondanza i propri progetti. Le fasi che seguono la Nigredo sono quindi il vero scopo dell’Opera Alchemica e a queste dovremmo dedicare più tempo ed attenzione.

Il passaggio nella Nigredo può essere fatto quindi con un dispendio minimo di energia se ci accorgiamo qual’è il messaggio della nostra Anima, qual’è la situazione dalla quale dobbiamo andare via, qual’è il legame che dobbiamo lasciare andare (sia esso affettivo, simbolico, ambientale o altro.) La Nigredo allora diventa un colore e basta, un lampo nero che illumina, molto più della luce, perchè ci sveglia repentinamente e ci muove verso una direzione nuova, per accogliere la Gioia, il successo, l’abbondanza, una felicità naturalissima, se solo le diamo la possibilità di esistere.

La Nigredo è in realtà un ponte, e come tale va attraversato puntando l’attenzione su cosa abbiamo davanti e non su cosa stiamo lasciando. Il dolore fa parte della vita, ma non è una necessità. Si può andare via dalla sofferenza senza sentirci in fuga, ma anzi accorgendoci che qualcosa è finito per lasciare il posto a qualcosa di migliore, più utile e sensato.

Luca Carli.

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